A inizio agosto si è svolta una missione sul campo sul ghiacciaio dell’Adamello, una nuova importante tappa nell’ambito del progetto ClimADA.
I ricercatori e gli esperti del Politecnico di Milano hanno raggiunto Pian di Neve, dove sono collocati i cavi ottici, tramite cui sono state effettuate le misure distribuite di strain e temperatura.
La posizione del foro è proprio in prossimità di uno dei maggiori crepacci che percorreva da nord a sud l’intero ghiacciaio.
Misure distribuite in Fibra Ottica: BOTDA – Brillouin Optical Time Domain Analysis
Un impulso ottico è lanciato in fibra generando in ciascun punto un segnale di backscattering (retrodiffuso) Brillouin, le cui proprietà ottiche dipendono dalla temperatura e dalla deformazione locale della fibra.
Essendo il tempo di arrivo del segnale Brillouin correlato alla sua posizione lungo la fibra, è possibile ricostruire l’intero profilo di temperatura e di deformazione con risoluzione spaziale del metro lungo diversi km di fibra ottica.
Per separare gli effetti di temperatura e di deformazione vengono tipicamente utilizzate insieme una fibra “tight”, che risente di entrambi gli effetti, ed una fibra “loose”, ovvero lasca all’interno di un tubetto, sensibile solo alla temperatura.
Profilo di deformazione misurato nel foro
I risultati di maggio 2021 mostrano una forte compressione tra l’ingresso e circa 70 m di profondità e un trend opposto dai 70m fino alla fine della fibra, caratterizzato da uno stato principalmente tensionale, suggerendo l’ipotesi di 2 zone a differente velocità all’interno del ghiacciaio.
Le misure di agosto 2021 hanno mostrato invece un profilo compressivo abbastanza regolare lungo l’intera lunghezza del foro, come se la parte finale, nei mesi successivi avesse accumulato una compressione simile a quella della parte iniziale.
Il profilo di agosto 2022 poco si discosta da quello registrato un anno prima, come se la situazione si fosse in generale stabilizzata, ad eccezione di due zone intorno a 100 e 135m di profondità che mostrano un incremento dello stato compressive.
Queste ulteriori misure sembrano suggerire forse una seconda ipotesi, ovvero che ci sia stato nel maggio 2021 un processo di solidificazione più veloce nella parte superficiale del foro a causa delle basse temperature in superficie, che hanno causato una compressione della prima parte del cavo.
Quando la solidificazione dell’intero foro si è progressivamente completata, anche la parte finale è risultata sottoposta ad uno stato compressivo simile a quello della sezione iniziale.
I profili di temperatura misurati a distanza di un anno, con la tecnica Raman, mostrano un range di valori non inferiori a -1.5 °C, confermando che i ghiacciai alpini hanno tipicamente temperature di pochi gradi al di sotto dello zero.