Articolo a cura di Clara Mangili, Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra, Università di Milano Bicocca

Una nuova primavera sta iniziando: il nocciolo ha già disperso il suo polline e i fiori stanno sbocciando nei prati e sugli alberi. Anche alla base dell’Adamello, nelle valli al di sotto del ghiacciaio, molte specie di piante stanno liberando granuli di polline che vengono trasportati dal vento lontano dalla pianta madre o affidati agli insetti.
Alcune specie, come il nocciolo, l’ontano verde e le conifere producono moltissimi granuli di polline che abbandonano al vento sperando che, tra i tanti, qualcuno arrivi ad una pianta della stessa specie mentre molti altri granuli vengono depositati nei luoghi più disparati; altre specie attirano gli insetti con fiori sgargianti e contano sulla precisione degli insetti affinché, visitando altre piante, lascino il polline su un fiore della stessa specie.

A primavera e in estate, i venti che risalgono le vallate intorno al ghiacciaio dell’Adamello prendono in carico il polline dalle piante che ivi vegetano e lo trasportano anche sulla superficie del ghiacciaio, dove verrà coperto dalla neve dell’autunno e dell’inverno successivi.
Questa situazione si è ripetuta per innumerevoli anni e, studiando i 220 metri della carota di ghiaccio nell’ambito del progetto ClimADA, è esattamente quello che troviamo: intervalli di ghiaccio spessi qualche decina di centimetri con pochissimi o senza granuli pollinici, intervallati a livelli dello spessore di 0,5-2 centimetri in cui il polline di molte specie abbonda.
Contando questi livelli ricchi di polline possiamo sapere quante primavere (e quindi anni) abbia vissuto il ghiacciaio dell’Adamello.

I granuli di polline, inoltre, hanno forme e caratteristiche superficiali diverse a seconda della specie, famiglia o taxon a cui appartiene la pianta: per esempio, un granulo pollinico di nocciolo ha forma triangolare, dimensioni di circa 30 micron e la parete del granulo attraversata da tre pori mentre un granulo di pino silvestre presenta, oltre al corpo centrale, due sacche piene d’aria che permettono al vento di trasportarlo lontano dalla pianta madre e ha dimensioni di circa 70-80 micron.
Quindi, all’interno di ogni campione di ghiaccio ricco di polline, si trovano da centinaia a migliaia di granuli pollinici di specie (o taxa) diverse (più di 30) che permettono di ricostruire, anno per anno e con una certa precisione, la vegetazione che circondava il ghiacciaio.

L’analisi pollinica del ghiaccio di ClimADA è in corso e si sta scendendo verso la parte più antica della carota di ghiaccio. Quante primavere (ed estati) visse il ghiacciaio dell’Adamello? Gli studi sono in corso ma è probabile che il ghiacciaio visse almeno 500 primavere, se non molte di più.

Granuli di polline di varie specie e famiglie rinvenuti nel ghiacciaio